Passa ai contenuti principali

Il prezzo dei libri e i librai scornati

Non è un mistero che la cosiddetta “Legge Levi” (Legge del 27 luglio 2011 n. 128 “Nuova disciplina del prezzo dei libri” http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2011;128) sia stata fortissimamente voluta dal clan dei librai per contrastare in particolare la discesa in campo di Amazon e per limitare l’effetto del nascente (in Italia) mercato del libro elettronico.

Tale legge limita normalmente lo sconto possibile sui libri al 15% per i normali acquirenti ed al 20% per le biblioteche. Eccezionalmente (una volta l’anno per non più di un mese) sono consentite campagne promozionali con sconti fino al 25%.


Tale legge va a danno sicuramente delle biblioteche, tanto è vero che l’AIB si è espressa più volte e in varie sedi in maniera fortemente critica nei confronti di tale legge (http://www.aib.it/aib/cen/stampa/c1108.htm), dato che esse, grazie al normalmente consistente volume di acquisti, riuscivano solitamente a spuntare livelli di sconto superiori anche a quelli “eccezionali” previsti dalla legge. Oltre al danno la beffa: la legge è intervenuta abbattendo de jure non solo gli sconti ottenibili, ma anche quelli ottenuti dalle gare effettuate prima della sua entrata in vigore. Ma va a danno anche degli acquirenti singoli che non hanno più potuto usufruire degli sconti considerevoli solitamente effettuati da grandi magazzini, catene di librerie, bookshop on line, ecc.


Bene, si dirà, almeno i librai saranno contenti. Se permettete ne dubito. AIE, che pure ha sostenuto la legge, accorgendosi di come grazie anche ad essa (senza parlare della crisi che impone “spending reviews” a tutti i livelli) gli introiti siano diminuiti. E quindi cosa hanno fatto? Hanno drasticamente diminuito il prezzo di tutto ciò che non ha una vendita certa garantita dalla base di fan.

Danielle Steel? Quella può stare tranquillamente ai prezzi soliti (vicino ai € 20) tanto le signore affezionate del rosa classico non se la faranno mancare. Così come Cussler o Patterson. Ma perché rischiare con le nuove proposte? Ecco così arrivare collane un po’ da tutti gli editori (e non dai soli esperti del “9,99” come Newton Compton) con novità a prezzi (fino a ieri) stracciati. Per non andar lontano i nuovi thriller dell’estate targati Omnibus Mondadori sono proposti a € 12,90, il gruppo Spagnol lancia un nuovo marchio editoriale - Tre60 - per le sue novità rilegate a € 9,90, Rizzoli fa “prezzi lancio” a scadenza e Newton Comton rilancia proponendo novità rilegate a 5 euro.
Chi ci perde? Ovviamente i librai, i cui margini di guadagno si abbassano con l’abbassare dei prezzi esattamente quanto si abbassavano con l’aumentare degli sconti.


Quale la conclusione? Ovviamente (almeno per chi scrive) l’inutilità della legge Levi che ha tentato di difendere l’indifendibile, ossia una categoria come quella dei librai che inevitabilmente sta radicalmente cambiando in conseguenza al cambiamento stesso del libro e delle sue modalità di fruizione danneggiando per converso la capacità di acquisto del principale attore in gioco, ovvero l’Amministrazione pubblica tramite le biblioteche, e danneggiando quindi anche l’incisività di tali istituti culturali sul territorio.

Commenti

I post più popolari nell'ultimo anno

Homo ludens: play e game

  La lettura di Homo ludens di Johan Huizinga, il testo che per primo consapevolmente e programmaticamente analizza il gioco all’interno della storia e della cultura umana, e che per questo viene considerato all’origine dei “game studies” ( vedi qui per un parallelo tra l’analisi huizinghiana e l’antico classico cinese I Ching ), pubblicato originariamente nel 1939, nell’edizione italiana (quella utilizzata dal sottoscritto è del 2002) Einaudi si arricchisce di un saggio introduttivo di Umberto Eco del 1973: “Homo ludens” oggi . Sinteticamente Eco rimprovera ad Huizinga di non considerare nel suo testo la dicotomia, perfettamente esplicitata in lingua inglese, tra play e game . Play , l’oggetto del libro huizinghiano, è l’attività ludica, il giocare. Game è invece il sistema di regole e meccaniche del gioco. Nella sua critica ha ragione a sottolineare come Huizinga, che pure sottopone ad una analisi linguistica approfondita il concetto di gioco passando dalle lingue primitive a quel

No more Facebook

Ormai da più di un mese il mio account Facebook è bloccato. Tutto è iniziato con la richiesta di Facebook di caricare un documento d'identità fotografandolo tramite una app messa direttamente a disposizione dal social. Da allora il laconico messaggio che mi si propone è il seguente: Il controllo delle tue informazioni potrebbe richiedere più tempo del solito Grazie per aver inviato le tue informazioni. Le abbiamo ricevute correttamente. A causa della pandemia di coronavirus (COVID-19), disponiamo di un numero inferiore di persone addette al controllo delle informazioni. Il controllo del tuo account potrebbe richiedere più tempo del solito. Facciamo sempre molta attenzione alla sicurezza delle persone su Facebook, pertanto fino ad allora non potrai usare il tuo account. Grazie per la comprensione.  Ora, dopo il tempo passato, il messaggio è evidentemente farlocco dato che anche la pubblica amministrazione più inefficiente e disorganizzata sarebbe riuscita in oltre un mese a controll

Suzette Haden Elgin e il problema della lingua inclusiva

Leggendo testi sul linguaggio e la sua origine mi sono imbattuto nella linguista Suzette Haden Elgin e nel suo romanzo di fantascienza Lingua nativa , pubblicato in italiano da Del Vecchio Editore nel 2021. In realtà il libro è stato originariamente pubblicato negli Stati Uniti nel 1984 come primo capitolo di una trilogia (non disponibile in italiano) composta anche da The Judas Rose (1987) e Earthsong (1994). Il libro è ambientato in un futuro (tra il XXII e il XXIII secolo) dove il genere femminile dell’umanità è considerato inferiore e privato di tutti i diritti individuali e collettivi. Provate a pensare alla situazione dell’Iran o di altri stati in cui impera il fondamentalismo islamico. Ma nel futuro immaginato da Elgin non è la religione all’origine della discriminazione ma una sorta di pregiudizio di genere (da svariati critici Lingua nativa viene accostato al Racconto dell’ancella , anche se è stato pubblicato l’anno prima del romanzo di Margaret Atwood) che sostanzialmente