[Quella che segue è una recensione della raccolta di scritti di Giovanni Gentile a cura di Marcello Veneziani Pensare l'Italia (Le Lettere, 2013) scritta per il manifesto ma mai pubblicata.]
Recentemente Marcello Veneziani ha curato per la casa editrice Le Lettere un'antologia di scritti di Giovanni Gentile che ha intitolato Pensare l'Italia (come un'antologia di scritti gramsciani curata da Giuseppe Vacca e pubblicata dall'Unità nel 2004). L'intenzione di mettere in evidenza l'attenzione di Gentile a "pensare l'Italia" sarebbe senz'altro meritoria, tanto più che nel saggio ad introduzione del volume Veneziani tratteggia un ritratto sintetico ma accurato della parabola filosofica e civile del filosofo di Castelvetrano offrendo un giudizio equilibrato e condivisibile della suo supporto al fascismo. Giustamente Veneziani rifiuta di avallare la "vulgata" che vuole Gentile filosofo del fascismo rilevando come la filosofia di Gentile fosse già compiuta prima che il fascismo sorgesse e che nonostante la sua adesione ad esso non fosse mai messa in dubbio non supportò scelte centrali nello sviluppo del regime, come ad esempio la svolta razzista. Fino alla fine cercò di promuove l'idea di Italia come nazione (ed il fascismo in quanto di essa rappresentante) aborrendo la divisione e la guerra civile e per questo fu ucciso in un complotto in cui sono ravvisabili responsabilità anche di parte fascista (vedere il volume di Luciano Canfora La sentenza Sellerio, 1985).
Tuttavia nel volume possono essere individuati problemi. Tra quelli "veniali" possiamo mettere la scarsa cura redazionale (trovare "anetido" al posto di "anetico" - riferito allo stato è irritante tanto più sapendo che Gentile scriveva di getto senza apportare che poche correzioni, anche tra un'edizione e l'altra delle sue opere) e forse anche la scelta di un testo piuttosto di un altro (perché ad esempio inserire una interpretazione filosofica di Leopardi e non brani da La riforma dell'educazione, una serie di discorsi tenuti ai maestri di Trieste all'indomani dell'annessione all'Italia dopo la prima Guerra Mondiale?). Meno veniale è l'incuria filologica cioè il non indicare per alcuni dei testi inseriti la corretta evoluzione editoriale che porta addirittura a sostenere che un testo presente che Veneziani arbitrariamente titola Le due Italie come inizialmente presentato nel 1917 (e quindi in periodo pre-fascista) mentre invece si tratta di alcuni paragrafi della conferenza Che cosa è il fascismo letta a Firenze nel 1925.
In più manca al volume una contestualizzazione dei singoli scritti. Ad esempio non è scontato leggere il saggio su Dante assieme ai testi (purtroppo non riportati) sulla scuola laica e parallelamente alle motivazioni della riforma gentiliana della scuola: come nel Dante gentiliano l'imperatore non è dominus ma piuttosto legislatore che deve dare obiettivo unico a tutti gli stati e regni dell'impero pur nel rispetto della rispettiva localistica autonomia, il programma unitario è un modo per superare i localismi previgenti della scuola italiana e fornire un obiettivo educativo unico per una istruzione e quindi una cultura unica per tutti gli italiani, da qualunque regione arrivassero, qualunque fosse il grado di benessere della terra natale.
Infine avvincente ma fuorviante la conclusione sull'attualità odierna di Gentile. Per Veneziani, Gentile assieme a fascismo e comunismo, sono stati sconfitti da una diversa idea del mondo e della società: in particolare lo spiritualismo attualistico non ha retto ad un materialismo che lungi dallo sfociare nella dittatura del proletariato si è fatto dominio assoluto del capitale e del valore economico. Tale analisi mostra il capitalismo come indifferente rispetto alle categorie di destra e sinistra, mentre al contrario si tratta di un modello sociale caratterizzato da rapporti di sfruttamento e divisione, soprattutto nelle versioni "avanzate". Paradossalmente allora sentenziare, come fa Veneziani, che "il suo attualismo sarà oggi inattuale... Gentile ha il respiro dei classici" è consegnare il filosofo ad un ritratto oleografico ad uso dei nostalgici che non merita perché al contrario l'attualismo ha la possibilità proprio oggi di essere assai attuale, una volta depurato dall'esigenza di "fare gli italiani" qual era la missione nazionale tra la fine dell'Otto e l'inizio del Novecento, ma piuttosto ridefininendo il concetto e la funzione dell'Italia in un'orizzonte europeo in cui non siano preminenti i valori economici, ma piuttosto, attraverso un ritorno del primato della categoria politica, si sia capace di guardare (per citare una canzone dei 99 Posse): anche oltre il confine nazionale di una terra compresa tra le Alpi e il mare, al Mediterraneo in rivolta e ad ogni singolo barcone che in mezzo a questo mare cerca una speranza nella notte.
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