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Ancora su bibliotecari e volontari


[Testo dell'intervento letto a Biblio in festa: dieci anni insieme nella Biblioteca di Traversetolo (PR) in qualità di vicepresidente del Comitato esecutivo regionale dell'Associazione Italiana Biblioteche lo scorso 26 settembre]

L’Associazione Italiana Biblioteche si sta sempre più preoccupando di bibliotecarie e bibliotecari piuttosto che di biblioteche “strictu sensu”, curando la certificazione della professionalità anche tramite la quantificazione della formazione.

Perché questa attenzione? Occorre partire dal concetto di “nuova biblioteconomia” come passaggio dall’organizzazione astratta dei documenti al servizio per la comunità, dove nel termine “servizio” stanno contemporaneamente aspetti di conoscenza, di educazione, di socializzazione. La biblioteca non è “solo” un luogo dove stanno ben ordinati oggetti “libro”. Certamente ci sono amministratori e studiosi che la vogliono intendere esclusivamente in questo senso, tanto più nel panorama attuale in cui l’oggetto libro si smaterializza e si fa digitale senza apparentemente più alcun bisogno d’intermediazione tra produttore e consumatore (vedi, non a caso, il fenomeno del “self publishing”). Ma il dubbio forte che sorge è sempre che si tratti di un escamotage per togliere un fastidioso elemento di spesa dai bilanci pubblici. Del resto, se abbiamo la biblioteca, che bisogno abbiamo di una bibliotecaria o di un bibliotecario? Perché non basta una volontaria o un volontario? Qualcuno che ami i libri e sia disposto a concedere un po’ del suo tempo e della sua buona volontà al servizio della comunità per distribuire in prestito i libri messi a disposizione, per tenere aperte le sale a studenti e studiosi? Tanto più che la smaterializzazione ci porta nelle stanze virtuali delle biblioteche digitali che sono alla mercé degli utenti senza che ci siano (apparentemente) bibliotecarie o bibliotecari che ci intimino il silenzio se ci capita d’essere troppo rumorosi.

Intendiamoci: i volontari sono una risorsa importante, ma l’essenza della biblioteca non è (solo) la raccolta, la collezione, cartacea, elettronica, digitale, ma è la presenza di una o di un professionista che sia in grado di rispondere ai bisogni informativi, di conoscenza, di socializzazione della sua comunità di riferimento, mediante le risorse che sarà stato in grado di costruire grazie alla collezione, alla rete di cooperazione con le altre risorse - biblioteche, associazioni, aziende, singole persone, ecc. - presenti sul territorio, agli strumenti apparentemente disponibili a chiunque (per esempio Wikipedia, per esempio Google) che in realtà hanno bisogno, per essere efficacemente e propriamente utilizzati, di una eccellente “information literacy”.

Di recente si è sottolineato questo aspetto del rapporto bibliotecari/volontari all’interno del progetto Nati Per Leggere. All’interno di questo progetto, si è ribadito nell’ultimo incontro di coordinamento regionale a Bologna, il volontario è una risorsa fondamentale, ma non ci si può aspettare che sostituisca o che alleggerisca il lavoro del bibliotecario. Se la formazione e l’attività di lettura ai piccoli da parte del volontario è estremamente gratificante sia per i piccoli sia per i volontari, al bibliotecario spetta il compito di organizzare, di coordinare, di promuovere, di verificare, di costruire il setting più appropriato e piacevole affinché l’esperienza della lettura avvenga nel modo migliore possibile. Se questo succede si innesca il piacere della lettura che dai volontari si trasmette al loro uditorio. In mancanza di ciò invece il tutto si traduce in una ritualità deleteria, sperperante risorse, energie e buona volontà.

Un altro ambito in cui si può verificare tale insostituibilità dei ruoli è l’evento annunciato per quest’anno per il prossimo 21 novembre: l’International Games Day @ your library. Chiunque è in grado di giocare o videogiocare a casa propria, al bar, nelle residue sale giochi, da solo o con amici ed amiche apparentemente senza alcun bisogno che se ne occupi una biblioteca, figuriamoci poi un coordinamento internazionale di biblioteche! Quale allora il senso di questo evento? Esattamente quello di spingere la gente al di fuori del proprio privato e mostrare come attraverso il terreno comune della passione per i giochi e i videogiochi si possa incontrare gente diversa per sesso, censo, etnia, età. Si possa riconoscere la biblioteca come luogo di divertimento, d’incontro, di socializzazione. E i volontari? E i bibliotecari? Molti aspetti di giochi e videogiochi sono terra incognita per i bibliotecari che ormai soffrono un invecchiamento causato da un mancato diffuso ricambio generazionale. Ecco allora che i volontari - ed in questo campo possono davvero trovarsi ragazze e ragazzi entusiasti di offrire quantità apparentemente inesauribili ed a volte insospettabili d’energia per condividere le loro passioni - sono risorse indispensabili per la buona riuscita di qualsiasi evento si possa pensare d’organizzare. Ma i volontari sostengono le proprie passioni (com’è del resto giusto che sia) mentre ai bibliotecari resta il compito d’incanalare queste energie in un percorso che sia utile e divertente per tutta la comunità, che sia maieutico d’energie sociali ed educative.

Qui nasce il paradosso della biblioteca virtuale, una raccolta di risorse in cui tende a sparire la funzione e soprattutto la figura del bibliotecario. E allora non è un caso che, come lettori digitali, siamo invasi da una marea di pubblicazioni in cui l’unica navigazione possibile è “a vista”, spesso sviati da commenti/critiche/esaltazioni/denigrazioni prezzolate sui social più o meno dedicati alla lettura. E ancora non è un caso che un colosso come Amazon fiuti l’affare proponendosi come biblioteca (a modico prezzo) tramite la longa manus del suo ereader con cui monitora costantemente le abitudini di lettura della massa dei lettori. Si tratta ad oggi di un vero Far West digitale in cui palesemente manca non chi proponga altre risorse già eccessivamente sovrabbondanti ma chi sappia offrire mappe e coordinate di navigazione.

E’ il paradigma della biblioteconomia che muta dall’arte di organizzare le informazioni al fine del loro efficiente ed efficace recupero all’arte di creare un efficace ed efficiente servizio per la propria comunità di information literacy, cioè di educazione al recupero ed all’uso delle risorse informative che il cittadino utente può trovare tanto nelle collezioni messe a disposizione dalla biblioteca stessa quanto nel mare magnum della rete. Per quanto non vadano confusi i ruoli di insegnante e bibliotecario, tali ruoli oggi sono per molto attigui, essendo quello del bibliotecario assimilabile per certi versi a quello di “facilitatore” dell’istruzione ottenibile non solo nei classici cicli scolastici ma in quella che si considera la “life-long learning”.

Per questo è estremamente significativo ritrovarsi a celebrare centri vivi della comunità locale come le biblioteche pubbliche, estremamente significativo discutere di quello che hanno fatto e di quello che potranno fare in futuro. Confrontarsi con altre analoghe realtà vicine o lontane per vedere dove si possa fare meglio (e congratularsi magari per quello che si è riuscito a fare meglio degli altri). Mettere vicini i vari punti di vista in un confronto produttivo d’idee e soluzioni. E’ questa in fondo l’essenza della biblioteca.

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