Bologna Children's Book Fair 2017. Presente in tutte e quattro le giornate della Fiera, da lunedì 3 a giovedì 6 aprile. Come rappresentante del Comitato esecutivo regionale (in scadenza) dell'Associazione italiana biblioteche. E come membro dell'International Games Day (ora Week) Team Italia impegnato assieme ai colleghi Debora Mapelli, Daniele Brunello e Alberto Raimondi a promuovere il "gaming" in biblioteca (grazie anche ai giochi donati all'uopo da Asmodee Italia) e per vendere le spillette realizzate per l'occasione.
Ma non di questo voglio parlare qui. Piuttosto di un incontro casuale mentre attendevo colleghe e colleghi al "front office" dello stand AIB. Scambiando due chiacchiere, salutando, spiegando cos'erano i giochi messi in bella vista. Vendendo spillette AIB e IGD (a proposito: ce ne sono ancora disponibili...) e pubblicazioni. Rinnovando iscrizioni. Leggendo nei (pochi) tempi morti fumetti DC in arretrato.
E poi arriva questa signora. Giovane ma non giovanissima. E mi riconosce. "Ma lei non è il bibliotecario di Fiorenzuola?" Mi spiega di essere una libraia di Bologna. Ma è originaria anche lei di Fiorenzuola, e non solo ancora si ricorda le letture e le iniziative fatte dal sottoscritto in biblioteca, ma che, ispirata anche da quelle le sarebbe piaciuto fare la bibliotecaria, e invece s'è accontentata di fare la libraia. Scherzosamente ho osservato che la sua confidenza mi faceva sentire "vecchio". Così come mi sento "vecchio" quando ritrovo ai corsi preparto in cui parlo alle future mamme del progetto Nati Per Leggere donne che qualche anno prima sono state volontarie del Servizio Civile in biblioteca.
Ma in realtà la confessione della libraia bolognese mi ha anche fatto riflettere, perché non è neanche la prima volta che una signora più o meno giovane mi confida di avere non solo un buon ricordo delle letture e dello studio in biblioteca, ma che questo ricordo se lo porta dentro come qualcosa di speciale (anche senza magari si trasformi nel desiderio di fare la bibliotecaria). Mi ha fatto riflettere sul fatto che quello del bibliotecario è forse uno dei lavori - superato forse solo da quello dell'insegnante - che permette maggiormente, se fatto con competenza e passione, di lasciare un segno sulle persone. Un segno fatto di servizio a favore degli altri, di competenza nel rispetto della conoscenza e della diversità delle opinioni.
E allora sono tornato ad uno dei miei film preferiti della saga di Star Trek: Wrath of Khan. Come l'Ammiraglio Kirk sono passato dal sentirmi "vecchio e spossato" a poter dire, a dispetto dell'apparenza fisica, e grazie alla nuova avventura di IGD con sempre più colleghi che posso chiamare anche amici al fianco, "young, I feel young".
E postare - finalmente, secondo mia sorella - una foto sorridente su Facebook. Perché il gioco riesce a migliorare l'umore e quindi anche la salute!
Ma non di questo voglio parlare qui. Piuttosto di un incontro casuale mentre attendevo colleghe e colleghi al "front office" dello stand AIB. Scambiando due chiacchiere, salutando, spiegando cos'erano i giochi messi in bella vista. Vendendo spillette AIB e IGD (a proposito: ce ne sono ancora disponibili...) e pubblicazioni. Rinnovando iscrizioni. Leggendo nei (pochi) tempi morti fumetti DC in arretrato.
E poi arriva questa signora. Giovane ma non giovanissima. E mi riconosce. "Ma lei non è il bibliotecario di Fiorenzuola?" Mi spiega di essere una libraia di Bologna. Ma è originaria anche lei di Fiorenzuola, e non solo ancora si ricorda le letture e le iniziative fatte dal sottoscritto in biblioteca, ma che, ispirata anche da quelle le sarebbe piaciuto fare la bibliotecaria, e invece s'è accontentata di fare la libraia. Scherzosamente ho osservato che la sua confidenza mi faceva sentire "vecchio". Così come mi sento "vecchio" quando ritrovo ai corsi preparto in cui parlo alle future mamme del progetto Nati Per Leggere donne che qualche anno prima sono state volontarie del Servizio Civile in biblioteca.
Ma in realtà la confessione della libraia bolognese mi ha anche fatto riflettere, perché non è neanche la prima volta che una signora più o meno giovane mi confida di avere non solo un buon ricordo delle letture e dello studio in biblioteca, ma che questo ricordo se lo porta dentro come qualcosa di speciale (anche senza magari si trasformi nel desiderio di fare la bibliotecaria). Mi ha fatto riflettere sul fatto che quello del bibliotecario è forse uno dei lavori - superato forse solo da quello dell'insegnante - che permette maggiormente, se fatto con competenza e passione, di lasciare un segno sulle persone. Un segno fatto di servizio a favore degli altri, di competenza nel rispetto della conoscenza e della diversità delle opinioni.
E allora sono tornato ad uno dei miei film preferiti della saga di Star Trek: Wrath of Khan. Come l'Ammiraglio Kirk sono passato dal sentirmi "vecchio e spossato" a poter dire, a dispetto dell'apparenza fisica, e grazie alla nuova avventura di IGD con sempre più colleghi che posso chiamare anche amici al fianco, "young, I feel young".
E postare - finalmente, secondo mia sorella - una foto sorridente su Facebook. Perché il gioco riesce a migliorare l'umore e quindi anche la salute!
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